Questo periodo tutti noi dello staff di Ethnik siamo in pieno clima natalizio e decisamente indaffarati con gli ordini e le spedizioni. Ma riusciamo comunque a trovare qualche minuto per concederci un attimo di pausa e per regalarvi un momento piacevole. Questa volta abbiamo deciso di rendere omaggio al nostro Albero di Natale (ovviamente sintetico), che ci accompagna fedele dalla nostra apertura qualche anno fa. Piace anche alle nostre statue di Buddha, che lo contemplano pacifiche.
Vi lasciamo regalandovi una breve storia sulle origini dell’albero di Natale. Buone feste a tutti da Ethnik!
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Origini dell’Albero di Natale e leggende che lo riguardano
L’albero è considerato un simbolo di vita da tutte le culture. Questa tradizione vige soprattutto fra i popoli tradizionalmente più legati alle forze della natura. Per i Celti l’albero diventa un mezzo per celebrare il “culto della luce” nel giorno del solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno. L’albero è la speranza della rinascita nel periodo buio e quindi l’invocazione della luce tramite la nascita del Sole Bambino.
Le palle colorate di oggi erano i frutti e i dolci di un tempo, legati ai rami dell’albero per simboleggiare la nascita della vita nella primavera dopo l’inverno, che si perpetua attraverso un albero che non muore (l’Abete sempreverde).
All’Abete in particolare è stato affidato il compito di simboleggiare il Natale in tutto il mondo. Questo ruolo risiede nelle radici stesse del suo nome (in latino Abies alba): A-bete è la composizione di alfa e beta secondo l’alfabeto greco, o di alef e bet, prime due lettere dell’alfabeto ebraico e caldaico. Quindi Abete significa l’ “Inizio di tutte le Cose”. Quale Albero migliore potrebbe simboleggiare il Natale, da Natalis dies “Giorno della Nascita”?
La forma dell’Abete è considerata una tendenza dell’albero a raggiungere il divino, per cui esso diventa un tramite posto da Dio stesso sulla Terra per ricongiungere divino e terreno. Per questo i popoli germanici chiamavano l’Abete e l’Uomo con lo stesso nome, Firaha.
Secondo una tradizione celtica, dal solstizio d’inverno fino al 6 gennaio veniva fatto bruciare un ceppo di Quercia (simbolo dell’anno passato) che avrebbe dato vita ai giorni luminosi (le scintille) del nuovo anno, mentre la cenere veniva sparsa sui campi per propiziare il raccolto.
La Quercia si è tramutata in Abete: una storia racconta che un bambino si fosse perso nel bosco in cerca del ceppo di Quercia. Disperato, vide un albero ancora verde e vi si rifugiò sotto per passare la notte. L’Abete, intenerito, lo cinse con i suoi rami e lo protesse dal freddo. La mattina dopo, i genitori del bambino lo cercarono nel bosco e, quando uscì dal suo nascondiglio sano e salvo, videro l’abete tutto coperto di festoni di neve e ghiaccioli, e decisero che ne avrebbero conservato memoria nella presente e nelle future generazioni. Da quel giorno, gli Abeti delle foreste hanno rami pendenti verso il basso.
Le tradizioni legate all’Albero di Natale sono dunque molto diverse ed esso simboleggia sempre qualcosa di positivo. Tutte queste tradizioni affondano le proprie radici in un albero sempreverde, che non muore. Nessuna celebra il taglio dell’albero per poi poterlo abbellire. Solo ciò che è già morto viene distrutto (il ceppo). Non si può celebrare la vita provocando una lenta morte. Quindi, festeggiate con il vostro magnifico Albero di Natale, ma date un senso alla tradizione, usando un albero sintetico o una pianta che avete in terrazzo.